Elisa Delpari, 1944: The rebellion
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Seconda edizione: novembre 2021 – Printed in the EU
ISBN 978-88-5512-187-3
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay
1944: THE REBELLION
Capitolo 11
8 settembre
Quando torno dalle lezioni vedo i miei, con un’espressione molto seria e preoccupata in viso, ascoltare la radio in cucina.
– Mamma, papà che succede? – chiedo avvicinandomi all’apparecchio.
– Mussolini è stato arrestato, il suo incarico è stato affidato a Badoglio, il quale ha appena firmato un armistizio con gli Alleati. A causa di questo patto con gli americani e gli inglesi, temo che ora i tedeschi ci considerino dei nemici, proprio a causa di questo accordo. È probabile che ci invadano, esattamente come hanno fatto con gli altri Paesi – replica mia madre con voce preoccupata.
– Vedrai che non succederà, i nostri soldati stanno ancora combattendo al fianco dell’esercito germanico. Stai tranquilla. Non possono voltarci le spalle proprio ora, in fondo gli serviamo.
– Speriamo sia così tesoro, è inutile pensarci ora, non serve a niente. Mangiamo, è meglio, altrimenti si fredda tutto.
Ceniamo e andiamo tutti a letto. Il giorno dopo, uscita dall’università, vedo arrivare in piazza un contingente di soldati tedeschi.
Alcuni sono a bordo di camionette, altri di carri armati, mentre un altro gruppo si muove a piedi, marciando con passo deciso, i fucili sottobraccio e i cani al loro fianco. Sembrano quasi degli dei.
Nel giro di poche ore occupano tutte le caserme militari, mandano via i soldati e prendono tutte le loro armi, lasciandoli senza alcuna difesa. Impediscono qualsiasi contatto tra noi e le altre cittadine fuori da Bologna, impedendoci di utilizzare sia il telefono sia le lettere; temo che a breve ci controlleranno ventiquattrore su ventiquattro. Poliziotti e carabinieri vengono completamente sottomessi ai nazisti, anche se ufficialmente ci viene detto che ci sarà un rapporto di collaborazione e rispetto reciproco con le forze dell’ordine italiane. Non credo nemmeno per un secondo a questa storia, saranno i loro fidati cagnolini, sia perché vedono i tedeschi ancora come alleati sia perché hanno paura di loro.
A sera i nazisti hanno preso il totale controllo, vedo già che pattugliano le strade a piedi insieme ai cani, alcuni con le camionette e altri in sella alle motociclette. Su molti palazzi, dove presumo abbiano piazzato i loro uffici, centri di comando e sedi della polizia tedesca, sono appesi stendardi rossi con svastiche ovunque. Assisto a episodi di violenza e persecuzioni contro ebrei (umiliazioni, soprusi, anche stupri su giovani ragazze), mentre si recano al ghetto oppure contro cittadini italiani, che protestano per questa improvvisa e insensata occupazione (pestaggi per strada, insulti urlati a gran voce). Comincio a essere preoccupata, e se volessero liberarsi di noi per prendere il nostro posto? Cosa succederà alla mia amica Ariel, insieme a tutta la sua comunità? Li porteranno via per qualche motivo? So per certo che non vedono di buon occhio gli ebrei, anzi li detestano con tutto il cuore, anche se non ne capisco la ragione. Non la vedrò più?
Mi fermo di nuovo, cominciano a farmi male gli occhi e sento la stanchezza iniziare a farsi sentire. Mi addormento e mi ritrovo di nuovo nel 1943.
Sono in camera di Lisa e oggi pomeriggio mi trovo con un suo compagno di classe, per portarci avanti con gli studi (siamo rimasti un po indietro, sia io sia lui abbiamo saltato vari giorni a causa di un’influenza stagionale, che ci ha messi ko) con il quale mi vedo direttamente all’università. Esco di casa e vado a scuola. Di solito in questo periodo, si cominciavano a vedere le prime decorazioni natalizie, ma quest’anno credo che nessuno avrà voglia di festeggiare, non con i tedeschi che controllano la città. Il mio compagno è davanti all’ingresso che mi aspetta, facciamo vedere le nostre tessere scolastiche agli ufficiali (verificano se siamo cittadini italiani osservandoci scrupolosamente dalla testa ai piedi) che ci fanno cenno di entrare. Andiamo nella biblioteca dell’edificio, troviamo un tavolo libero, ci sediamo, tiriamo fuori i libri e ci mettiamo a studiare. Ci sono pochissimi allievi alle altre postazioni di lettura, mentre alla reception c’è una ragazza bruna, occhi chiari, capelli neri come la pece e un fisico tonico, intenta a esaminare dei volumi. Dietro di noi, scaffali e scansie di legno lavorato di un colore nocciola, alte fin quasi al soffitto, piene di volumi, che trattano vari argomenti (ho notato che sono spariti molti tomi, scritti da docenti e ricercatori ebrei, ma sono aumentati quelli degli autori tedeschi), in ordine di anno e colore. Rimaniamo lì per un paio d’ore, poi usciamo (è anche arrivato l’orario di chiusura, cosa che ci viene gentilmente comunicata da degli ufficiali tedeschi, i quali ci ordinano di uscire). Nel tragitto verso casa passiamo per la piazza e vediamo una scena molto strana. I soldati tedeschi stanno portando via un gruppo di persone; sono in fila indiana, alcuni hanno delle valigie in mano. Qualche anziano, camminando a fatica, cade a terra e i nazisti, li prendono per i cappelli e li tirano su, spintonandoli in malo modo e prendendoli a calci. I soldati tengono tutto il gruppo sotto tiro, con fucili e cani, pronti ad azzannare qualche persona che tenti la fuga. Durante tutto il tempo vengono minacciati con urla e insulti, detti con un tono di voce molto arrabbiato e minaccioso. In aggiunta a tutto questo vedo i tedeschi divertirsi a sparare alcuni colpi a pochi centimetri dagli ebrei (probabilmente per creare un po’ di panico nel gruppo, ottenendo obbedienza e sottomissione totale) semplicemente perché qualcuno rallenta il passo o si accascia a terra, sfinito dalla debilitazione fisica, causata dalle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere all’interno del loro quartiere. Vedo che hanno le stelle gialle cucite sugli abiti, sono gli ebrei del ghetto forse? Li guardo meglio e riconosco alcuni di loro, li ho visti quando sono entrata di nascosto. Scruto tra la folla, per vedere se c’è Ariel, ma per fortuna non la vedo. Meno male, per ora è salva! Ma dove li stanno portando?
Perché li trattano come fossero criminali? Non hanno fatto niente di male. Devo riuscire a intrufolarmi di nuovo nella comunità, parlare con la mia amica e capire che succede. Non voglio che le accada nulla di male.
Ritorno di nuovo nel mio tempo, risvegliandomi all’improvviso, nel cuore della notte. Il mattino dopo sono molto stanca, questo diario, unito alle visioni sempre più frequenti, mi stanno logorando. Oltretutto gli episodi peggiorano sempre di più, in un’escalation di crudeltà e terrore. Devo capire perché Lisa me le mandi. C’è forse un messaggio che non riesco ancora a cogliere? Ci penso tutto il giorno, arrivando a sera di nuovo senza forze. Entro in stanza, e mi butto sul materasso. Appoggio la testa sul cuscino piombando nell’oblio, un po’ preoccupata per la mia salute fisica e mentale.
Indice
- La visione: qual è il significato della mia vita? 9
- Cosa sta succedendo? 13
- Sotto copertura 17
- Una giornata nel 1944 24
- Voglio delle spiegazioni! 31
- Un viaggio in Italia 37
- A spasso per la città 45
- Lo zio Carlo 52
- Ritorno a New York 60
- La città caduta 67
- 8 settembre 71
- Divento una partigiana 75
- 10 dicembre 77
- Alla ricerca di aiuto 83
- Inizia l’addestramento 91
- Come Bruce Lee 100
- Il dottor Di Domenico 108
- Mi sento Dottor House 116
- Una piccola Robinson Crusoe 125
- La scelta 133
- Conosco Lisa! 141
- Il mio primo impiego 149
- Il traditore 157
- Sotto attacco 165
- Ricostruzione 173
- L’attentato 181
- Missione di salvataggio 189
- Un invito inaspettato 197
- Il party 204
- La confessione 211
- Il piano 219
- Il Führer 226
- L’incidente 233
- Fuggiaschi 240
- La scelta di Richard 248
- La fucilazione 256
- Vendetta 264
- Arrivederci Ariel 272
- Ritorno a casa 279
- La fine della guerra 287
- Una nuova me 295