Recensione

Tratta dal blog “libriescrittura” di Lorenzo Bobbio

“1944: The rebellion”: un mondo fantastico immerso nella storia

1944: The rebellion” è il romanzo d’esordio di Elisa Delpari.

Un romanzo a metà tra il genere storico e quello fantastico. Un romanzo sicuramente particolare. Sia per la trama che per la tecnica di scrittura dell’autrice. Una tecnica talvolta grezza che può spiazzare il lettore. Ma che ha al suo interno degli spunti interessanti.

“1944: The rebellion”, la trama.

Protagonista di “1944: The rebellion” è Elektra, una ragazza di New York. La sua migliore amica la trascina controvoglia a una festa. Ma qui la ragazza ha un mancamento. Svenuta, si trova di colpo in un posto che non conosce. In un corpo che non è il suo.
Da questo momento, la vita di Elektra cambia. Iniziano queste visioni che la portano al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Nei panni di quella che scoprirà essere una sua lontana parente, Lisa. Visioni che le faranno rivivere momenti chiave della vita di Lisa. Ma anche scoprire aspetti che non conosceva della guerra. E di sé stessa.
Così Elektra inizia a vivere in prima persona quegli eventi lontani. Diventandone anzi protagonista.

La narrazione e l’ambientazione.

In “1944: The rebellion” la narratrice principale è Elektra. Al cui fianco si inserisce più avanti la narrazione di Lisa. Una narrazione rapida e sbrigativa. Accelerata dall’uso del tempo presente e della prima persona. Un raccontare che raramente si perde in descrizioni. Un modo di narrare a mio avviso interessante.
L’alternarsi della narrazione rende il tutto infatti più dinamico. Le due narratrici si avvicendano all’interno dello stesso capitolo. Talvolta più volte in una stessa pagina. Esprimendo ciascuna i propri pensieri. Raccontando le cose come ciascuna delle due la vive.
Una tecnica che risulta certamente interessante. E un ottimo esperimento che penso meriterebbe di essere approfondito.
Valida è anche l’ambientazione. Soprattutto nella seconda parte. Abbandonata una New York forse meno viva e precisa, la storia passa infatti ad ambientazioni più note. Soprattutto nell’ultima parte. Qui la vicenda si snoda tra luoghi che sembrano più noti all’autrice. Nomi e caratteristiche del luogo arricchiscono la trama. Calandola in un contesto più vivido e preciso.

“1944: The rebellion”, a tutta velocità.

La principale caratteristica di “1944: The rebellion” è la velocità. Soprattutto nella seconda parte del romanzo. Gli eventi corrono rapidi e immediati. Come se stessimo assistendo a un corposo riassunto. Una dinamicità che trova il suo senso nella trama. Ma che ha il difetto di togliere parte del potenziale fascino della vicenda.
L’idea alla base di “1944: The rebellion” è infatti affascinante. Delle visioni improvvise che arrivano dal passato. Vicende di cui la protagonista è ignara. Ma che le arrivano di continuo. Accrescendo la sua curiosità, come quella del lettore.
Questa curiosità si perde però un po’ nella seconda metà del romanzo. Qui le cose iniziano a correre ancora di più. Eventi e piani elaborati prendono forma in poche righe. Risultando così quasi superficiali e rischiando d’inficiarne la credibilità. E non soddisfacendo appieno quella curiosità iniziale.

“1944: The rebellion”, i dialoghi e l’idea.

Questo stesso particolare è riscontrabile nei dialoghi di “1944: The rebellion”. Dialoghi che racchiudono molti pensieri spesso in un’unica battuta. E che ottengono come risposta un’unica battuta di rimando. Rimanendo così innaturali in questa forma così artificiosa. Con risposte a domande annegate tra altri pensieri. Dubbi che si risolvono in un unico pensiero elaborato. Aiutando certamente a mantenere il ritmo rapido della narrazione. Ma togliendo parte della profondità della narrazione e dello sviluppo dei personaggi.
Un aspetto però a mio avviso molto positivo è l’idea stessa del romanzo. Più precisamente, quella della seconda parte. Quel passaggio da semplici visioni a un quasi viaggio nel tempo. Ma soprattutto, l’idea della condivisione del corpo tra le due protagoniste. Idea che mi ha subito riportato al Bar Miraggio di Matsumoto.
Una coscienza dentro l’altra, ma che qui vanno oltre l’idea del mangaka giapponese. Sostenendosi a vicenda e aiutandosi concretamente. Intervenendo direttamente nelle azioni dell’altra. Fino a cedere il controllo a seconda della circostanza. Una dinamica che ben si sposa con la rapidità che permea tutta l’opera.

In conclusione, vedo “1944: The rebellion” come un buon esperimento.

Un romanzo d’esordio che risente forse di alcune debolezze. Ma che racchiude anche alcuni elementi d’interesse. Su tutte l’idea alla base, di certo valida e intrigante. O come anche lo stile narrativo in prima persona presente. Uno stile rapido che può essere un ottimo spunto per una rielaborazione futura. E qualcosa che chi ama la scrittura potrebbe trovare certamente interessante. Buona lettura!

Recensione tratta da “Libri e scrittura

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